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Se perdere la verginità o meno è questione di giusto o sbagliato Pubblicato il Dicembre 06, 2017 - 10:24

 

 Arrivare vergini all’altare col velo bianco era, e lo è ancora per pochi, un valore. La religione ha influenzato molto in passato questo modo di pensare ed agire: il rimanere illibati, il concedersi solo dopo un vincolo, solo dopo un contratto scritto sancito dinanzi a Dio.

 

 Ma oggi? Ha ancora senso rimanere vergini fino al matrimonio? La verginità è ancora un valore importante?

 

 Partiamo dal presupposto che ognuno/a di noi è libero di vivere la propria sessualità come meglio crede e senza giudizi di sorta.

 

 Ognuno di noi è libero/a di far sesso ogni volta che vuole, senza che questo atteggiamento diventi patologico, senza che l’ipersessualità o l’iposessualità vada ad ostacolare la propria vita sociale e/o lavorativa.

 

 Allo stesso modo ogni persona ha il diritto di scegliere di proteggere la sua verginità e a conservarla in nome della fede e di altre motivazioni personali.

 

 Purché si parli di scelta, da entrambe le parti: non di costrizioni sociali, tabù né di pressioni psicologiche o mode.

 Un’adolescente che, per scelta, perde presto la verginità, ad esempio a tredici anni, non sarà una poco di buono, già esperta di sesso, una veterana, sarà semplicemente una ragazza curiosa, già pronta a conoscere il proprio corpo e quello dell’altro, già disposta o affascinata dall’amore e dalle sue pulsioni sessuali. In alcuni casi sarà anche un’adolescente che ha deciso di andare a capire da sé quello che gli adulti non le spiegano e le costringono a vivere come qualcosa di sporco.


 

 Proteggere le adolescenti non parlando loro di sesso, di come si fa l’amore, di come ci si avvicina all’altro, di come si può esser più intimi, creerà spesso terrore, paura o viceversa una voglia spudorata di conoscere questo affascinante contesto che il mondo degli adulti mi vuol, ad ogni costo, nascondere.

 

 L’unico modo che abbiamo per proteggere le ragazze è parlare loro di sesso e, con esso, del rischio che comporta il sesso non protetto, ma anche alcune derive emozionali e relazionali che nulla hanno a che vedere con l’amore.

 

 La famosa prima volta per molte di noi non sarà stata come ce la immaginavamo, né come si aspettava Donna di Beverly Hills (per chi ha vissuto gli anni ’90): anni ed anni nell’attesa del momento giusto con David, le luci soffuse, la musica chill out di sottofondo… NO, per molte sarà stato un trauma, magari non era neppure la persona giusta (che non vuol dire l’amore della vita), magari ha fatto male ed eravamo in macchina o in un luogo angusto e nascosto tutt’altro che romantico.

 

 Eppure quella volta terribile per alcune di noi è stata fondamentale per avvicinarci al sesso togliendo a volte timori inutili e anche aspettative utopistiche. Ci ha permesso di prendere consapevolezza di ciò che proprio non volevamo e, col passar del tempo e con l’esperienza, di capire come ci piace far l’amore: cosa che molte non capiscono neanche a cinquant’anni, figuriamoci ad esempio a quindici.

 

 Meglio è andata a chi ha salutato la sua verginità quando è stata pronta per farlo, al momento giusto, magari con la persona giusta. A prescindere che sia stato presto o tardi, prima o dopo il matrimonio, con l’amore della vita o con un ragazzo che ricorderemo con gratitudine e affetto.

 

 Quello che è sicuro è che siamo persone con indoli e storie diverse e, al di là dei giudizi e dei pregiudizi  sociali, non c’è un’età univocamente giusta, un momento giusto, un modo giusto per farlo se non quello che è il modo e il tempo giusti per noi.

 

 La risposta è dentro di noi. Punto. Non c’è una risposta giusta qua fuori e dobbiamo imparare a ignorare chi ci dice che siamo delle “bacchettone”, se abbiamo scelto di aspettare, o delle “ragazze facili” se l’abbiamo fatto per la prima volta a 14 anni.

 Ogni donna ed ogni uomo ha i suoi tempi. E l’unicità e la libertà di ognuno di noi passano anche per la capacità di vivere la propria sessualità liberamente, senza condizionamenti, sensi di colpa e neppure medaglie al valore.

 

 


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