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Sesso: quanto duri? Ecco quando le donne ti deridono! Pubblicato il Novembre 08, 2018 - 09:48

 

 Ogni uomo da sempre usa sovrastimare la sua virilità con se stesso e con gli altri, e vantare anche pubblicamente la sua resistenza al raggiungimento del piacere, ma la scienza li smentisce tutti indistintamente, perché le sue prove parlano chiaro, non falsificano i dati, sono spietate e forniscono evidenze inoppugnabili.

 

 Una ricerca australiana condotta nel dipartimento di psicologia dell' Università del Queensland, pubblicata sul Journal of Sexual Medicine, eseguita su un campione di 500 coppie eterosessuali di ogni età e provenienti da tutto il mondo, che sono state monitorate per tre mesi consecutivi, ha dimostrato e resa nota la reale durata media delle performance di un uomo a letto, inchiodandola esattamente in sei minuti, secondo più, secondo meno.

 

 La cosa divertente è che i protagonisti maschili dello studio erano stati selezionati all' interno di un range di tempo calcolato, minimo e massimo, per raggiungere l' orgasmo, che andava dai 6 secondi agli oltre 50 minuti, e la previsione massima temporale era stata assicurata da ben il 31% dei soggetti studiati.

 

 Il primo risultato notevole di questa ricerca è che coloro, in verità pochi, i quali hanno raggiunto il tempo record di 21 minuti, sono stati classificati come "fenomeni", e in un certo qual modo "anormali", poiché non rientravano appunto nella normale media registrata nel resto del gruppo di studio, mentre invece tutti gli uomini più motivati emotivamente e più coinvolti fisicamente nell' esperimento scientifico, sono stati smentiti ed umiliati da un timer infallibile, che ha monitorato al secondo i loro prodigi sessuali fino al godimento, ed è stato accertato che tutti, ma proprio tutti, avevano sovrastimato la loro attività e la loro resistenza temporale per arrivare all' orgasmo.

 

 Tutti i protagonisti di questo impegnativo lavoro tra le lenzuola, infatti, sono stati dotati di un cronometro, il quale doveva obbligatoriamente essere azionato durante il tempo definito di "latenza dell' eiaculazione intravaginale", non un secondo prima o un secondo dopo, e per questo erano le donne giacenti con la cavia maschile studiata, quelle che dovevano premere il tasto "inizio" nel momento della loro penetrazione, e quello "stop" nel momento del deposito in vagina dello sperma, escludendo quindi dal calcolo temporale ogni preliminare, molti dei quali erano stati dettagliatamente specificati, come il petting, i baci, le carezze, il sesso orale o la masturbazione del partner, perché l' oggetto dello studio era appunto quello di calcolare con esattezza solo ed esclusivamente il tempo del vero e proprio atto sessuale.

 

 Gli scienziati hanno quindi successivamente analizzato i dati, i quali sono stati raccolti in una gamma di valori quantitativi che variava dai 34 minuti di una coppia molto allenata ai 33 secondi di una incontrollabile eiaculazione da Speedy Gonzales, ed è stato aggiunto che sia l' uso del preservativo che l' essere circoncisi non ha influenzato minimamente il minutaggio dei risultati, che è stato definito «troppo breve» sotto i due minuti, «adeguato» quello tra 3 e 7, e «desiderabile» quello fra 7 e 13, e mentre la media generale è stata alzata dai pochi recordman del sesso, la maggioranza degli uomini ha avuto l' orgasmo nei primi due minuti dall' inizio della penetrazione, portando i dati statistici dell' intero gruppo di studio esattamente nella media matematica di 5,4 minuti.

 

 Il team di medici ha inoltre denunciato che una certa differenza in termini di durata è stata riscontrata nelle coppie turche, i cui rapporti sessuali si sono rivelati significativamente più brevi (3,7 minuti), e con una media più bassa rispetto a coppie provenienti da altri paesi come la Spagna, il Regno Unito, i Paesi Bassi e gli Stati Uniti, che invece hanno alzato l' asticella, intesa ovviamente in senso temporale.

 

 Un altro dato sorprendente venuto alla luce è che più la coppia era avanti con l' età, più breve era l' atto sessuale, contrariamente alla vulgata comune dichiarata dalle persone più mature oggetto di studio, alcune delle quali italiane, che assicuravano resistenze oltre i dieci minuti.

 

 Nel 2012 la University of New Brunswick calcolò invece la durata del sesso con l' inclusione di tutti i preliminari, e gli intervistati risposero che mediamente impiegavano 13 minuti di preliminari e 7 di rapporto sessuale vero e proprio, ma in questo studio i tempi erano solo dichiarati ed osservati dall' esterno, e non registrati con l' infallibile timer della ricerca australiana.

 

 Questa statistica temporale dell' atto sessuale cronometrato comunque, occupa solo un capitolo di un lavoro più ampio nel quale è inserita, ovvero di un accurato studio dal titolo "Approcci evolutivi e genetici del comportamento umano", il quale si espande anche alla ricerca su un gene chiamato Avpria, responsabile, a quanto risulta, del tradimento nelle coppie da parte della donna, e sostiene di aver individuato in esso il gene dell' infedeltà assolutamente peculiare dell' evoluzione genetica femminile.

 

 Anche se questa ricerca genetica è stata condotta da ricercatori di entrambi i sessi, è soprattutto agli uomini che si rivolge nelle sue conclusioni, dove si consiglia loro che, più che preoccuparsi della scarsa durata di un rapporto sessuale, per leggere il proprio futuro equilibrio familiare basterà richiedere questo specifico esame del Dna per la propria moglie o fidanzata, soprattutto di quelle donne che dopo un rapporto restano con in mano il cronometro, e si accendono, sbuffando ancora una volta, una sigaretta, quella che bruceranno e fumeranno nervosamente per altri sei interminabili minuti.

 

 

 

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