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Coppetta mestruale: cosa c’è da sapere? Pubblicato il Gennaio 30, 2020 - 09:55

 

 La coppetta mestruale è nata negli anni ’30 del ‘900 negli Stati Uniti con il nome di “Tassette” ed è stata accolta con un battesimo decisamente sottotono: la cultura dell’epoca, infatti, non riconosceva ufficialmente la legittimità di pensare a soluzioni che rendessero “quel momento del mese” più pratico per le donne; inoltre, il momento storico fu caratterizzato dal predominio del secondo conflitto mondiale, che assorbì le attenzioni politiche, economiche ed industriali.

 

 Bisognerà attendere fino agli anni ’60 e ’70 per poter richiamare all’agenda pubblica il tema dei diritti delle donne e dell’assertività del femminile: l’avvento della pillola contraccettiva e un nuovo nome per la coppetta mestruale (“Tassaway”) divengono due, tra tanti altri, simboli e slogan dell’autodeterminazione delle donne. In questo momento la Tassaway, realizzata in polimero elastomero e di tipo usa e getta, oltrepassa i confini degli USA, ma solo dagli anni ’80 diviene, a tutti gli effetti, cosmopolita.

 

 A partire dal 2000, grazie all’incontro, inizialmente fortuito e in seguito imprenditoriale, di due donne, Eileen e Su, inizia ad essere pensata, su terra inglese, la Mooncup®.Nipote promettente dell’originaria Tassette, la nuova nata rappresenta un progetto di studio molto più evoluto rispetto all’uso delle materie; il motivo è duplice: da un lato permettere alle donne un uso decisamente più facile e confortevole, dall’altro l’attenzione per l’ecosostenibilità. Dopo diverse valutazioni, si ebbe l’idea di un’alternativa ipoallergenica: il silicone per uso medicale. Così, nella primavera del 2002, nacque Mooncup®, la prima coppetta mestruale riutilizzabile in silicone.

 

 

 Che ne è dell’Italia?

 

 

 Grazie al lavoro di “La Bottega della Luna” (www.labottegadellaluna.it) è giunta anche in Italia, insieme ad altri prodotti, inizialmente commercializzati solo all’estero. Il lavoro di Franca, Sara e Laura, iniziali fondatrici del progetto, è stato motivato dalla scoperta “che alcuni prodotti di uso comune all’estero, ma sconosciuti in Italia, sono un valido aiuto per ripristinare quel contatto perduto con il corpo, l’istinto, la natura”.Il riferimento al tema del “contatto” del “corpo” e della “natura” chiama in causa una nuova “normalizzazione” del ciclo mestruale e la necessità per le donne di essere più consapevoli della loro anatomia sessuale .

 

 Tutto questo, portato dalla coppetta mestruale non solo per il fatto che necessita di essere inserita all’interno del canale vaginale, ma anche perché può essere scelta tra diverse varianti a seconda della propria conformazione pelvica.

 

 

 Come scegliere la coppetta più adatta a sé

 

 

 Ecco una delle cose che, spesso, le donne non sanno: cosa è il pavimento pelvico? E come è fatto il “mio”?

 

 Scegliere la coppetta più adatta a sé include una scelta fatta anche in base alla tonicità del pavimento pelvico (complesso di muscoli che sostiene il retto, l’utero, la vagina, la vescica e l’uretra).

 

 In commercio sono disponibili coppette toniche, semi-toniche e morbide, che possono differentemente adattarsi alle pareti vaginali della donna a seconda della tonicità della propria muscolatura pelvica; il ginecologo può essere un valido supporto per le donne per valutare non solo la propria specifica tonicità e la misura della coppetta da acquistare, ma anche la selezione più adatta in presenza di ulteriori condizioni fisiche (profondità della cervice uterina, condizioni di post-gravidanza, ecc.).

 Il prezzo della coppetta può spaziare dai 10-35 euro e può essere acquistata in farmacia, in negozi ecosolidali oppure sui principali siti di e-commerce; il prezzo può variare dal fatto di essere riutilizzabile, oppure usa e getta, così come anche dall’essere venduta singolarmente oppure inclusa in un kit per la conservazione e pulizia.

 Nonostante siano numerosissimi i contenuti online in cui si informa sulle caratteristiche, così come i tutorial che ne mostrano facilmente l’utilizzo, la manutenzione e la conservazione, il parere di molte donne rimane costellato di falsi miti, resistenze e perplessità mai chiarite.

 

 Allo stesso tempo, da una recente review di van Eijk e collaboratori, emerge che anche la letteratura scientifica si dimostra assai carente di report sulla valutazione e sull’utilizzo (e non utilizzo) che le donne fanno di tale sussidio.

 

 Pertanto, si rende necessario un maggior apporto di sensibilizzazione, informazione e promozione dell’educazione sessuale femminile, che valorizzi i temi come la conoscenza, il contatto corporeo e la cura di sé come temi fondamentali per la salute ed il benessere.

 

 

 

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